Incontro Famiglia Quiliciana: Rilanciare la Vita

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Incontro FAMIGLIA del Quilici alla Maddalena (Livorno) 25-27 Ottobre 2024

  “Rilanciare la vita” è il tema di fondo che ci accompagna.

L’incontro questa volta si svolge a Livorno, nell’istituto de La Maddalena, con una formula diversa dalle altre volte: I Romani sono ospitati nelle case degli amici Livornesi, i pasti sono organizzati dagli amici Livornesi, la giornata si svolge nell’Istituto de La Maddalena.

Arriviamo alla spicciolata di Venerdì e siamo subito accolti dagli amici Livornesi; la sera ricchissima cena cucinata da loro e poi ognuno raggiunge le Case dove è ospite per queste 2 notti.

La mattina dopo ci troviamo a La Maddalena per celebrare insieme l’eucarestia.

L’incontro comincia con l’ascolto del brano di Franco Battiato “E ti vengo a cercare” che introduce il racconto del capitolo della Congregazione svoltosi a Luglio; iniziano i laici che sottolineano la grande partecipazione, anche se non tutti i “delegati” in presenza per via del Covid, che era tornato a disturbare i nostri incontri.

La voglia di continuare a camminare insieme nella fragilità come famiglia; la continua necessità della preghiera comune e della formazione comune.

I contributi delle varie realtà locali hanno commosso la Congregazione e soprattutto le nostre sorelle in Perù che sono rimaste davvero colpite dalla nostra partecipazione e dal lavoro così sentito e così profondo che è stato fatto per portare il contributo dei laici al capitolo.

Ricordiamo con tenerezza Luciana e Antonietta che ci hanno lasciato proprio durante quei lavori, e il ricordo si allarga a tutte le sorelle e amici che sono nell’abbraccio del padre, nella consapevolezza che questa nuova stagione che si apre sarà magari complicata ma ci vedrà comunque uniti nel continuare la nostra crescita come Famiglia.

Poi è la volta del racconto delle suore, affidato ad Agnese. Il primo momento importante è la consegna ad ognuno del ‘Documento del Capitolo’. Un dono bellissimo e importantissimo per sentire che i laici sono stati tenuti dentro i lavori capitolari.

Agnese ci relaziona su cosa è stato il capitolo: un momento fondamentale per la Congregazione, ma anche per la Famiglia Quiliciana, perché va ricordato che il Fondatore si è avvalso prima di preti e laici nel suo progetto evangelico, solo dopo ha fondato la Congregazione. Ecco quindi che i passi da compiere sono verso il recupero di queste radici: come coinvolgere i laici (possibilmente anche i preti) e cosa restituire loro.

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Le suore hanno sentito la necessità di condividere tutto il Documento Capitolare, e non solo la parte che coinvolgeva i laici. Questo perché così il capitolo diventa esperienza maggiormente di Chiesa, anche della piccola cellula di Chiesa che siamo noi come famiglia, è esperienza sinodale. Se i laici sono stati coinvolti nel fornire contributi al capitolo, era giusto coinvolgerli nella relazione dei risultati dello stesso e nella condivisione dell’esperienza vissuta.

In questo momento di fragilità lo sguardo deve essere sereno e grato a Dio per continuare ad essere pellegrini di speranza, tutti insieme, suore e laici. Dobbiamo riempire di senso questo periodo vivendo e camminando insieme. Non ci si deve scoraggiare. La Congregazione deve vivere questo momento “di grazia”, anche nell’incertezza sul il suo futuro, con serenità, perché il carisma del fondatore è un Dono alla Chiesa, e nella Chiesa potrà continuare a vivere anche in altre forme, potrà camminare su altri piedi, avrà altri volti, ma i semi resteranno quelli, vivi e fruttuosi.

Questo tempo va vissuto con la gratitudine che consentirà alle suore di continuare a vivere la propria missione con le attuali forze, con altre modalità, soprattutto interiori.

La situazione di fragilità è comune a molte realtà religiose e si inscrive in un grande cambiamento ecclesiale e mondiale che sta toccando tante situazioni; questa situazione va accolta e portata con serenità.

La Congregazione in questo momento ha la possibilità di capire e vivere a fondo la verità del proprio nome: Figlie del Crocifisso! Vicine e insieme a Gesù che dona la vita per tutti noi.

I nostri giorni vanno riempiti guardando al futuro con l’umiltà dei piccoli. Nella fragilità il Signore opera cose grandi.

La Congregazione sperimenta una fragilità fisica, numerica, relazionale. Il capitolo è stato vissuto con i piedi per terra e tanta fede. E questo essere presenti alla realtà fa dire alle suore che questo è un momento nuovo per la Congregazione e la vocazione ora necessita di una formazione nuova.

La nostra gioia sta nel Signore e non nel numero di vocazioni. E la fragilità sarà il luogo della nostra profezia.

La memoria del passato, quindi, deve suscitare gratitudine e non rimpianto. L’immagine delle Figlie del Crocifisso deve essere quella di Gesù in croce che redime il mondo prima di nel suo consegnarsi.

A questo punto la commozione è talmente palpabile che sentiamo il bisogno di fermarci un momento; ma ci sono ancora degli spunti interessanti:

E’ il momento di evitare che atteggiamenti disfattisti si annidino nel cuore delle sorelle e che, visto che naturalmente le reazioni al momento di fragilità sono diverse per ognuna, le comunità siano libere da queste ansie. Occorre pacificarsi e far trovare pace trattandosi con reciproca amorevolezza.

Per tutte le suore la presenza dei laici è un dono grande, portatore di vita e di speranza. Anche Agnese ribadisce che in Perù questa partecipazione è vista con gioia e stupore, per questa “vicinanza tra laici e suore” che camminano sullo stesso piano come fratelli e sorelle, mentre da loro ci sono ancora delle percezioni di responsabilità e ruoli diversi.

La risposta dei laici è, come già anticipato, commossa. Ricevere quel documento è un passo fondamentale per la nostra Famiglia.

L’apertura delle suore ai laici nel capitolo, la consegna di questo documento, l’ospitalità nelle case degli amici Livornesi, l’essere qui dove tutto ha avuto inizio, sono segni tangibili di una sinodalità che la Famiglia ha costruito e abbracciato nel tempo e che sta vivendo nella concretezza. Sono passi fondamentali, segni di una sinodalità che forse la Chiesa non ha ancora sperimentato. Inoltre le suore ci insegnano come vivere anche le nostre fragilità, ci sono “madri” nella testimonianza, nell’accogliere i nostri tempi che trasformano e descrivono diversamente le nostre realtà quotidiane. Da questo documento si capisce la grande presa di coscienza del momento da parte delle suore che, seguendo con fiducia il percorso che il capitolo ha tracciato, potranno continuare ad essere con noi e in mezzo a noi “pellegrine di Speranza”.

Stare insieme ci fa sentire che ci sono strade ancora percorribili; strade diverse da quelle consuete, ma utili a raggiungere la piena vicinanza al carisma del Fondatore.

La fine della mattinata ci vede più rasserenati rispetto all’inizio dell’incontro. Forse come S. Paolo diceva, abbiamo capito che è proprio quando siamo deboli che siamo più forti!!! E abbiamo anche scoperto il perché le suore sono nate per ultime nel disegno del fondatore: perché sono state generatrici delle altre vocazioni; perché hanno educato gli altri stati di vita. Così anche noi laici ci sentiamo educati a vivere queste fragilità dall’esempio materno e generante che le suore ci hanno offerto con queste riflessioni.

Se riusciamo a trovare modalità più aggreganti per sentirci frutto di una maternità che ancora è capace di generare, forse potranno esserci anche altre vocazioni. Quello che la famiglia riuscirà a creare come legame tra i propri membri permetterà al carisma di continuare a vivere, con la preghiera e la presenza dello Spirito Santo che lo Ha suscitato.

Prima del pranzo c’è il tempo per fare qualcosa per i progetti in Perù con il mercatino solidale dei manufatti peruviani e con una bella iniziativa di Anna Maria, “le sciarpe della leggerezza” confezione interamente da lei per supportare delle giovani donne e madri peruviane.

Dopo pranzo troviamo anche il modo per lavorare un po’ insieme; qualcuno di noi pittura alcuni tavoli che avevano bisogno di una rinfrescata, qualcuno sistema in sala e in cucina… Un modo per prenderci cura di CASA.

Dopo un tempo di riflessione personale sulla parabola del buon Samaritano e altri testi, soprattutto il documento di don Quilici per i laici letto e meditato in un luogo della “sua casa”, torniamo in assemblea.

Il Documento del capitolo sposta l’attenzione dal fare all’essere. E per capire chi siamo dovremmo imparare a fermarci e guardare. Il levita e il sacerdote vedono, ma non si fermano, perché rispondono a leggi che li trattengono dal fermarsi; non sono liberi. La nostra Famiglia dovrebbe diventare una locanda per chi vuole fermarsi e ripartire; per chi deve riposare e per chi se ne prende cura. E’ la compassione che fa fermare il samaritano; è l’attenzione all’uomo e non alle leggi della politica, della religione. Maggiore attenzione all’Uomo piuttosto che ai precetti.

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E a fine pomeriggio proviamo a fare un gesto concreto. Una strada, un percorso da Gerusalemme a Gerico; noi su due file ai due lati della strada. Ognuno unge con l’olio di Nardo le mani di ha di fronte e chi ha ricevuto il gesto lo fa a sua volta nei confronti della persona che ha di fronte. Così fino a che tutti hanno ricevuto e fatto il gesto. Tutto senza domandarsi chi abbiamo di fronte, ma solo avendo attenzione per lui/lei. Un a celebrazione semplice, ma intensa, toccante, carica di significato.

Abbiamo sperimentato che la cosa fondamentale è esserci. Abbiamo sperimentato di essere il malcapitato sulla strada e colui che se ne prende cura.

Alla fine del gesto ognuno di noi riceve una frase del regolamento ai fratelli laici del Quilici. Quasi ad essere responsabili ognuno di un pezzetto di quel lascito del fondatore.

Il giorno seguente abbiamo letto un testo di Mancini “RILANCIARE LA VITA” e dopo un tempo di riflessione personale si condivide insieme.

Mancini ci dice che dovremmo essere presenti, solo così possiamo rilanciare la vita. Dobbiamo scoprire piccoli spiragli che ci aiutino a preservare il futuro senza cedere alla rassegnazione di un tempo complicato come il nostro. Per farlo occorre restare insieme, camminare insieme, vivendo le nostre fragilità piuttosto che rimuovendole.

Essere presenti significa stare concentrati e attenti, scoprire il silenzio che può favorire la riflessione e l’attenzione. Perdonarci e comprenderci a vicenda.

Ci lasciamo con alcune proposte e anche dei “rilanci” di proposte già uscite nei precedenti incontri.

-dividerci in Laboratori per poter lavorare sui singoli punti proposti dal capitolo come visione per il futuro; il singolo gruppo dei costruttori non può occuparsi di tutto.

-forse i tempi sono maturi per creare il “foglio” di comunicazioni della Famiglia; ci sono buone probabilità che possa partire.

-sentiamo l’esigenza di maggiori spazi condivisi. Raffaello rilancia il campo estivo;

-il cambio di format di quest’anno è un primo passo per modificare lo schema dei nostri incontri;

-Collegarci on line con chi non è presente, quando ci incontriamo come famiglia

-l’attenzione ai giovani: Pensare di convocare una giornata di formazione alla Maddalena per i giovani. Intanto a La Verna continuano gli incontri in estate dei giovani di 5-6 gg, e alcuni ragazzi sono proprio adesso in Perù per un’esperienza nelle realtà che conosciamo.

 

Si rinnova l’appuntamento, ipotesi per fine Febbraio, primi quindici giorni di Marzo a Roma per il Giubileo: “Pellegrini di speranza”.

Si conferma l’incontro alla Verna per tutta la Famiglia nel ponte del 2 giugno.

 

Con una gioia ancora maggiore delle volte passate, e una consapevolezza di essere già Famiglia in cammino, ci lasciamo per tornare a casa.

Maurizio C.

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